Intermittenze
Nei processi del linguaggio, davanti alla parola ascoltata in precedenza i ricordi si attivano per associa- zione, così per le azioni, per i suoni, e per i gesti, quindi davanti all’immagine che della vita ci facciamo, e di fronte alle immagini in senso stretto. Scariche elettriche e impulsi emozionali ci attraversano, per via di neuroni specchio che si attivano nell’ippocampo, poi nell’amigdala, e in altre regioni anatomiche ed emotive. All’interno della nostra corteccia celebrale, come in un caleidoscopio un’ immagine sola rifrange negli specchi, diventa multipla, apparentemente diversa, ma è un moto unico, circolare, un cortocircuito. E il ricordo, di ciò che ci ha attraversati, per quanto parziale, sbiadito, si riattiva, appena entra in contatto con il mondo esterno o ancora con quello interno, nello ‘scambio’ risponde a modo proprio, causando spesso un leggero spostamento, tra ciò che si percepisce e ciò che è. E lo fa davanti ai comportamenti e alla presenza di altri, che scatenano la ‘cosa’ così come davanti alla propria stes- sa immagine, la cui percezione muta o si rafforza ogni volta che un individuo entra in contatto con un altro sistema di segni. La memoria, come avrebbe detto Marcel Proust, è fatta di ‘intermittenze’, e nel presente irrompono spesso, anche, ricordi, memorie del passato, così nel sistema delle immagini, in cui convivono oggi più che mai dimensioni diverse, analogiche e artificiali.